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La “cucitrice di opere”

In un tempo di precariato e frammentazione, di difficile conciliazione tra lavoro e vita, i lavoratori del Mlac guardano ad Armida Barelli come testimone di un impegno volto a dare dignità alle persone in ogni ambito sociale e lavorativo

La santità è ciò che rende Armida Barelli davvero moderna e innovativa. Lei che è stata definita una “donna tra due secoli”, vive infatti profondamente il suo tempo e le sue contraddizioni ma allo stesso tempo è capace di guardare oltre ed essere innovatrice, perché ben radicata nella fiducia incondizionata all’amore del Sacro Cuore. Quella santità che ci mostra la novità e il fascino della vita in Dio che fa nuove tutte le cose.

Armida è quindi per noi oggi, impegnati nell’attenzione associativa del Mlac a formare e vivere il Vangelo nel lavoro quotidiano che mette al centro la persona, sorella tra sorelle e fratelli, la Sorella Maggiore che sollecita, ascolta e aiuta indicandoci con fede e impegno: “lavorate senza posa, ma soprattutto amate, amate, amate”.

Sorella maggiore che ha attraversato la ricerca vocazionale lasciando fare a Dio e trovandola nell’ordinario della vita, vissuto con fede e competenza. La via della quotidianità e del lavoro dove esprimere la comune chiamata alla santità,i primi passi di quella che potrebbe essere chiamata una mistica del lavoro.

Armida si è spesa per rendere le donne protagoniste del loro tempo, attraverso un’instancabile attività che ha dato la possibilità, a tante giovani donne di allora, di una crescita spirituale, ecclesiale e al contempo culturale e sociale, un laicato femminile consapevole, intraprendente e organizzato. Donne che hanno avuto il coraggio di rompere gli schemi del tempo, sono uscite di casa, hanno studiato, hanno assunto ruoli di responsabilità nella Chiesa e nella società, valorizzate e preparate, non attraverso rivendicazioni o contestazioni, ma con la formazione, la preghiera, l’impegno. “Avanti insieme per Gesù nella bella, grande famiglia cristiana… tutte insieme, professoresse e analfabete, aristocratiche e contadine, studenti e operaie, maestre e impiegate, casalinghe e artigiane” scriveva nel 1923. Così da scoprire la potenzialità del femminile in ogni ambito di vita dell’unica e uguale vocazione della persona (uomo e donna) alla santità. Un’opera di emancipazione da nord a sud della penisola, un’opera comunitaria, mai da soli!, di promozione della dignità di donna e lavoratrice a cui ci sprona anche oggi la nostra sorella maggiore. Se guardiamo a tutte le situazioni attuali dove il lavoro non ha cura dell’uomo anzi è causa di insicurezza, di privazione di diritti, di discriminazione, il suo impegno è una testimonianza che ci chiama all’azione (Cfr messaggio per la festa dei lavoratori 1°Maggio 2022).

Armida è donna concreta e intraprendente, dallo spirito imprenditoriale e come ebbe a dire padre Gemelli con “la capacità di organizzare e attuare il programma lavorativo stabilito” ma con “l’essere sempre con il sorriso e il suo spirito accogliente per tutti, specie per i più umili”, è la “cassiera” dell’Università Cattolica, con un’efficace attività di fundraising, per dirla con il linguaggio di oggi. Una sorella maggiore anche per quell’ambito lavorativo e imprenditoriale che non deve dimenticare che al centro c’è l’uomo e il bene comune, e non il guadagno. Che indica a ogni lavoratore, “alla lavoratrice protesa al lavoro febbrile, alla studentessa impallidita nella tensione logorante del pensiero, alla signorina stanca di tennis e di ballo che lavorare non basta, studiare non basta, passare il tempo non basta, perché lavoro, studio, guadagno e divertimento non sono fine a sé stessi, ma mezzi per un fine più alto”. Quale insegnamento ci racconta ancora: di un lavoro che ci riconduce alla dignità dell’uomo, non fine a se stesso ma se unito a Cristo è luogo e mezzo di santificazione, di collaborazione all’opera creatrice e redentrice di Dio.

Armida sempre in movimento, promotrice di mille iniziative, fondatrice di tante realtà, tessitrice di relazioni, disponibile al dialogo e all’incontro lì dove la vita si dipana e si vive, sperimenta e testimonia la radice unificante dell’intensa sua attività in una profonda spiritualità e fede in Cristo Signore. A lei guardiamo noi oggi in un tempo di precariato e frammentazione, di difficile conciliazione tra lavoro e vita, di una convivenza appesantita dalle tante guerre, interceda la “cucitrice di opere” per essere persone che fioriscono nel lavoro, laici che vivono la chiamata alla santità nel quotidiano, impegnati come movimento a generare quel cambiamento che dia dignità all’uomo in ogni ambito sociale e lavorativo e una convivenza pacifica.

Monica Vallorani è incaricata regionale Mlac Marche e membro dell’équipe nazionale del Movimento

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