Non esiste nulla di più simile all’abisso che alzarsi un sabato mattina qualunque, trascorrere una giornata come tutte le altre, pranzare con la tua famiglia, e cinque ore dopo ritrovarti in un ospedale, davanti a tua figlia che non c’è più. È qualcosa che non si può nemmeno immaginare da lontano, eppure. Eppure accade.
È accaduto a Maria Antonietta e ad Antonio: erano tranquilli nella loro casa di Geraci Siculo, un paesino minuscolo arroccato sulle Madonie, poi la loro Marta si è sentita male alle due di un sabato pomeriggio di marzo, l’anno scorso, poi il medico, la chiamata al 118, l’elisoccorso, il volo fino a Palermo. Prima di cena non c’era già più nulla da fare. Undici anni aveva Marta, la vita bella di una bambina come tante, una sorella, le amichette, l’Acr in parrocchia (diocesi di Cefalù), le giornate spensierate come possono essere quelle in un borgo dove ogni strada è casa e ogni casa è famiglia.
L’abisso è una leucemia fulminante, di cui nessuno sapeva, che non ha lasciato scampo. Ma davanti all’abisso, quei genitori provano ad aggrapparsi a un pensiero piccolo e potente: lei non c’è più, ma forse, almeno una parte di lei può esserci ancora, può vivere ancora. Chiedono di donare gli organi di Marta. Ma donare, in quel caso, non si può: quel male bastardo lo impedisce. Un altro dolore sul dolore immenso di quella sera. Ma la firma sul consenso, quei genitori, la mettono lo stesso. Anche solo simbolicamente, vogliono dire: se fosse dipeso da noi, se fosse dipeso da lei, questo dono lo avremmo fatto.
Passano i mesi, non passa il dolore, la vita va avanti lo stesso, non si sa come. Maria Antonietta e Antonio portano Marta con loro ogni istante, e ogni tanto pensano pure a quel dono incompiuto. Poi, però, succede che il Centro nazionale trapianti elabora, come ogni anno, le classifiche dei Comuni più virtuosi in tema di dichiarazione di volontà alla donazione degli organi, quella che ognuno di noi può sottoscrivere, in vita, quando va all’anagrafe a fare la carta d’identità. E si scopre che a Geraci Siculo, prima, in tanti avevano paura della donazione: i “no” erano quasi il 60%. Ma poi c’è stata Marta, e quel gesto silenzioso dei suoi genitori, che in paese è volato di casa in casa, di bocca in bocca, di cuore in cuore. E dal giorno dopo, andando a rifare il documento, nessuno ha più detto “no” alla donazione. Nessuno. Così Geraci ha raggiunto il più alto “indice del dono” a livello nazionale, ed è diventato ufficialmente il Comune più generoso d’Italia, su quasi settemila.
Il dono di Marta pareva rimasto incartato, e invece no, qualcuno lo ha ricevuto lo stesso. Ha germogliato ed è fiorito, come non ha potuto fare lei. Ma è proprio vero che più forte della morte è l’amore.
Domenica è la Giornata nazionale della donazione degli organi. Raccontate di Marta, di sua mamma, di suo papà. E dite sì pure voi.
Per donare
Donare gli organi come ha fatto la famiglia di Marta è difficilissimo. Per questo è bene che ognuno di noi ci pensi prima, registrando la propria volontà.
Oltre a farlo in Comune al rinnovo della Carta di identità, si può fare in 5 minuti anche on line, con la Spid. Basta cliccare qui