Cara Armida,
desidero scriverti questa lettera in forma molto colloquiale perché in questi mesi stiamo parlando così tanto di te che davvero ti sento vicina come una sorella maggiore. Una sorella maggiore che, nonostante abbia vissuto in quella che potremmo a tutti gli effetti definire un’altra epoca, ha lasciato impresso, con l’esempio della sua vita, un messaggio universale che attraversa il tempo e arriva fino a noi, studenti e studentesse di Azione cattolica, con una contemporaneità disarmante.
Sai, proprio qualche mese fa, al congresso Bachelet, Ernesto Preziosi raccontò un aneddoto che mi ha segnata molto. Disse che quando il cardinal Ferrari ti chiese di fondare la Gioventù femminile tu inizialmente rifiutasti, spaventata dalla grandezza di una responsabilità del genere e un aneddoto narra che ciò che ti fece cambiare idea fu proprio un accadimento avvenuto tra i banchi di scuola: in una classe si stava parlando di chi credesse e di chi invece no e delle studentesse in quella occasione non ebbero il coraggio di dichiararsi credenti nonostante, scopristi poi, svolgessero anche servizio in parrocchia. Fu proprio questo ad ispirare e motivare il tuo “sì”: il desiderio di“ dare loro la fierezza della loro fede”.
Ed anche oggi, quant’è complicato a volte parlare della nostra fede con i nostri compagni di classe o con i nostri professori! Ed è proprio per questo motivo, consapevoli di questa difficoltà, che desideriamo fare nostra la tua missione: essere fieri e consapevoli della nostra fede e testimoniarla ogni giorno nella nostra vita da studenti, non solo tramite le nostre parole ma anche per mezzo dei nostri gesti, di quei piccoli atteggiamenti e di quelle attenzioni quotidiane che caratterizzano il nostro stile.
Uno stile che non può non riflettersi e tradursi nell’amore per la scuola e per lo studio. Del resto tu ce lo hai sempre detto e dimostrato che l’istruzione è la base per essere donne consapevoli, tu ci ricordi ogni giorno che lo studio è la chiave per la più grande delle rivoluzioni, lo è stato per le ragazze della gioventù femminile e lo è per ognuno di noi, studenti e studentesse di oggi, chiamati a vivere in un tempo così particolare che ricorda quasi un nuovo ‘68. In questo tempo il tuo esempio ci ricorda che per far sì che le cose cambino dobbiamo informarci e formarci, studiare e crescere insieme nel confronto e nel dialogo.
È bello per noi sapere che anche per te la scuola è stata un punto di svolta, un luogo rivelatore, ed è bello riscoprire tramite la tua storia il gusto di una fede vissuta nella nostra vita quotidiana di studenti e studentesse, di ragazzi e ragazze, e ora scrivendo queste righe penso con un sorriso che secondo me ti sarebbe proprio piaciuto il Msac e saresti stata una msacchina fantastica.
So che può sembrare un pensiero banale, ma, riprendendo ciò che ti scrivevo in apertura, credo fortemente che la bellezza di questi giorni, di questi mesi che ci stanno portando al tanto atteso 30 aprile, non sia solo il parlare di te, ma il sentirti vicina, sentirti esempio vivo e concreto.
Ed è per questo che oggi posso dire con gioia di non star semplicemente parlando di te, ma di sentire di star parlando con te. Ma soprattutto è bello vedere come tu continui a parlare a ciascuno e a ciascuna di noi.
Grazie,
la tua sorella minore, Ludovica.
Ludovica Mangiapanelli è vicesegretaria nazionale del Movimento Studenti di Azione Cattolica (Msac)