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L’ORA DELLA RESPONSABILITÀ

25 giugno 1946: a Montecitorio si respira un’aria frizzantina, i deputati eletti all’Assemblea costituente stanno per iniziare i lavori che porteranno alla stesura della Nostra Carta Costituzionale. Tra queste persone che si trovano a Roma per la prima volta, c’è anche un giovane ragazzo di Novara che in quel momento di politica non ne sa molto, ma che circa 40 anni dopo diventerà il più grande protettore della Costituzione e garante dell’Unità Nazionale: stiamo parlando di Oscar Luigi Scalfaro.
Ci vogliono quasi 2 anni per scrivere ed approvare il testo, ma in quel tempo Scalfaro rimane sorpreso da due cose che poi lo accompagneranno per tutta la vita: è un’assemblea viva, per non dire vivissima, quella in cui si trova ad operare, dove “ognuno lotta con coraggio e convinzione senza rinunciare al gusto della competizione e della polemica”; è un’assemblea dove talvolta volano sì, sedie e pugni, dove le urla sembrano l’unico metodo esistente per comunicare, ma è un gruppo di persone, uomini e donne che negli anni precedenti “hanno pianto e gioito assieme”, che “hanno combattuto fianco a fianco per ottenere la libertà” e questo porta ognuno dei 556 privilegiati presenti, a provare rispetto e bene (nel senso più assoluto) nei confronti degli altri. C’è un amore così viscerale che arde in ognuno dei deputati per la cosiddetta res publica, che tutto il resto scorre in secondo piano. È un amore che assume mille forme diverse ed una di queste è il rispetto reciproco che sembra non mancare mai. 

Ora, quasi 80 anni più tardi, sempre a palazzo Montecitorio, i 1009 elettori che si sono ritrovati per eleggere il nostro tredicesimo presidente della Repubblica, sembrano aver perduto la bussola o addirittura essersi dimenticati il motivo profondo per cui sono lì. 

È l’ora del richiamo alla credibilità delle istituzioni dello stato democratico, e dunque devono essere credibili gli uomini che incarnano le responsabilità; (…) ma è anche l’ora dell’unione, della responsabilità di tutti”: queste parole pronunciate da quel famoso ragazzo di Novara nel 1992, una volta divenuto presidente della Repubblica dopo l’assassinio di Borsellino, mai come oggi risultano essere così attuali.
Non esiste cura del bene pubblico senza attenzione e senza rispetto; e viene spontaneo chiedersi dove questo rispetto sia risieduto in un’elezione della massima carica dello stato in cui a prevalere sono stati i “giochetti” e gli interessi personali. Ancora una volta non si è riusciti a giocare la carta della coesione a discapito di un popolo intero.
C’è bisogno di credibilità e di responsabilità, ora come non mai. Chiediamo all’unisono un’unione che sia in grado di andare oltre le singole strategie e un rispetto che sappia essere collante per il Paese.

Ed il sì pronunciato da Mattarella ancora una volta dopo sette anni, deve essere motivo d’esempio per tutti noi: il senso di carità (inteso come grande amore fraterno e disinteressato) che lo contraddistingue e che prova nei confronti del Paese sia il nostro punto di ripartenza; il grande gesto di cura e responsabilità che nuovamente ha compiuto sia l’occasione per prendere coraggio e intraprendere assieme un nuovo cammino.

E come detto da lui stesso nel giorno del suo giuramento, per sognare e realizzare un’Italia moderna è necessario prestare attenzione e ascoltare la voce degli studenti: 

     “È doveroso ascoltare la voce degli studenti, che avvertono tutte le difficoltà del loro domani e cercano di esprimere esigenze, domande volte a superare squilibri e contraddizioni. La pari dignità sociale è un caposaldo di uno sviluppo giusto ed effettivo.   Le diseguaglianze non sono il prezzo da pagare alla crescita. Sono piuttosto il freno per ogni prospettiva reale di crescita. Nostro compito – come prescrive la Costituzione – è rimuovere gli ostacoli.”

Siamo fermamente convinti che solo dando voce a tutte e tutti, studentesse e studenti d’Italia, possiamo riuscire in questa grande impresa.  È un impegno che ognuno di noi, nel proprio piccolo, si deve prendere. E con profonda stima e ammirazione, ancora una volta, ci sentiamo di rivolgere il più sincero Grazie all’uomo che non ha mai smesso di mettere al primo posto il bene per la res publica e che si è mostrato come sempre garante della nostra unità nazionale.

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