È un «sì» umile e gioioso quello che siamo chiamati a dare all’Azione cattolica anche quest’anno, in un 8 dicembre, festa di Maria Immacolata e del suo «sì» generativo che ha trasformato la storia. Una gioia che si fa ancora più grande, ritrovata nel gusto di stare insieme finalmente in presenza, come in occasione del recente Convegno nazionale dei presidenti e assistenti unitari diocesani di Ac, lo scorso 29-31 ottobre. Un «sì» pronunciato insieme, nelle diocesi e nelle parrocchie del nostro Paese, per dire pubblicamente il significato e le ragioni della scelta che ciascun socio compie di anno in anno, decidendo di camminare con la Chiesa e nel mondo, condividendo in maniera appassionata con altri laici una comune responsabilità per la missione evangelizzatrice che ci è assegnata con il Battesimo.
Insieme, come nei momenti più bui della pandemia, quando abbiamo temuto per le vite dei nostri cari e anche per la vita della stessa associazione. Non ci siamo arresi alle difficoltà del momento. Abbiamo continuato a remare tutti, adulti, giovani e ragazzi, puntando avanti la prua della barca contrastando, nella speranza, il rischio di lasciarsi andare alla deriva. Convinti, come cristiani e come cittadini, che l’approdo all’altra riva è possibile solo con l’aiuto di tutti e che la navigazione verso un nuovo modello di sviluppo, sostenibile e inclusivo, una nuova “visione di futuro”, sarà raggiungibile se nessuno si sottrarrà al suo compito quotidiano e alla responsabilità di prendere parte. È questo il cuore del messaggio che viene dalla 49a Settimana sociale di Taranto, che ha inteso anche identificare vie concrete per animare una rinnovata stagione di impegno dei cattolici italiani in “alleanza” con quanti nel Paese avvertono non rinviabile tale trasformazione.
Insieme è la cifra del nostro desiderio di essere sempre di più Azione Cattolica Italiana, facendo nostre le parole di Papa Francesco rivolte al Consiglio nazionale durante l’udienza dello scorso 30 aprile.
Azione significa restare «docili allo Spirito e fedeli alla vita degli uomini e delle donne del nostro tempo». Con gratuità e con mitezza, come ci chiede papa Francesco, «ascoltare i territori, sentendone i bisogni, intrecciando relazioni fraterne». La storia è fatta di tanti “santi della porta accanto” ed è una storia che intendiamo alimentare. Umiltà e mitezza sono le chiavi per vivere il nostro servizio alla Chiesa e al Paese, «non per occupare spazi ma per avviare processi», nel solco fecondo tracciato dalla Evangelii gaudium. Ci riconosciamo, in tale prospettiva, nella spinta profetica del percorso sinodale appena iniziato. Un processo animato dal vivo desiderio di far emergere un vissuto ecclesiale quotidiano già pervaso da quella capacità di ascolto in profondità, accoglienza contemplativa e cura pastorale generativa che Francesco indica come coordinate di un autentico stile sinodale.
Cattolica significa «“farsi prossimo”, perché è universale, “farsi prossimo”, ma di tutti» ricorda papa Francesco. Il tempo della pandemia ha chiesto, e tuttora chiede, di accettare forme necessarie di distanziamento che paradossalmente hanno reso ancora più evidente il bisogno di una vicinanza più fraterna: tra le persone, tra le generazioni, tra i territori. Essere associazione è proprio un modo per esprimere questo desiderio di vivere e di credere insieme. Siamo chiamati oggi a «testimoniare che la distanza non può mai diventare indifferenza, non può mai tradursi in estraneità». Con passione, competenza e responsabilità il nostro «sì» all’Ac è un «sì» a realizzare un intreccio creativo e concreto tra la conversione ecologica e la conversione pastorale e sinodale.
Italiana, infine, vuol direaiutare la comunità ecclesiale a essere fermento di dialogo nello spazio pubblico, nello stile che papa Francesco ha indicato al Convegno ecclesiale di Firenze. Un modo di immaginare e di vivere la Chiesa Popolo di Dio di cui l’essere associazione vuole proprio essere un’espressione accogliente e coinvolgente. Del resto, sin dalla sua nascita, più di un secolo e mezzo fa, l’Ac è “palestra” di sinodalità fatta di «dialogo, discussione, ricerche, ma con lo Spirito Santo» come chiede Francesco. Scegliere di camminare insieme all’Ac vuol dire condividere il desiderio di bene e di futuro che abita oggi in tutte le persone di ogni età e condizione di vita, mostrando con umiltà e passione la gioia del Vangelo che dà forma generativa alla vita di ciascuno.
Articolo pubblicato su Avvenire dell’8 dicembre 2021