“La pace universale va costruita sulla verità, sulla giustizia, sulla carità e sulla libertà”. Nell’Aprile 1963 Papa Giovanni XXII definì così in modo inequivocabile i valori dell’umanesimo costituenti per la pace universale. Erano state le minacce della guerra fredda e la crisi dei missili sovietici a Cuba a ispirare San Giovanni XXIII nella sua enciclica Pacem in Terris, la prima lettera di un vicario di Cristo rivolta, oltre che ai discepoli di Cristo, anche a tutte le genti e a tutti gli uomini di buona volontà. Nel titolo stesso dell’enciclica, il Papa riaffermava e riassumeva la dottrina sociale della Chiesa in quei quattro punti cardinali di una bussola irrinunciabile per l’umanità che cercava la pace.
La Pacem in Terris ricevette un’immensa accoglienza positiva. Divenne l’unica enciclica papale ad essere depositata presso le Nazioni Unite, insieme alle altre carte fondamentali, trattati e statuti approvati da tutti gli Stati del mondo come pilastri coerenti e condivisi della convivenza pacifica dei popoli. Quasi sessant’anni dopo il mondo sembra aver perso quella bussola per orientarsi verso la pace. Il diritto di veto sulle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, custode della pace del mondo, viene usato reiteratamente dalle potenze che minacciano la pace universale proprio per offuscarela verità, impedire la giustizia, omettere la carità, opprimere la libertà, riuscendo efficacemente ad allontanare ogni speranza di pace nei momenti di crisi globale.
Nell’Aprile 2022 la Russia, a seguito della sua invasione dell’Ucraina, nega l’evidenza che essa sia in atto; impedisce i processi umanitari della Croce Rossa Internazionale e dei tribunali internazionali per mettere in pratica il diritto internazionale umanitario – la giustizia di guerra; omette la carità verso le fasce più deboli tra le vittime di guerra, tra i civili, i bambini e i malati; nega spudoratamente il diritto alla libertà del popolo ucraino, dentro quei confini che la Russia stessa aveva sottoscritto come inviolabili. Il segretario generale delle Nazioni Unite e l’Assemblea Generale non riescono a far altro che dichiarazioni e risoluzioni, che rimangono inapplicate, come furono numerose altre dopo l’invasione americana dell’Irak, l’occupazione della Palestina e altre gravi crisi internazionali.
In più, quella della pace universale non è la sola bussola che l’umanità sembra aver perso nella ricerca e nella difesa dei suoi beni comuni globali. Non sono meno gravi i rischi della salute pubblica difronte a pandemie e a minacce della salute mentale, i rischi della salute dell’atmosfera e dell’ambiente terrestre e di altri sistemi viventi. L’umanità sembra attonita e sperduta, incapace di fondarsi sulla verità dimostrabile con l’evidenza scientifica, sulla giustizia dei diritti umani e dei popoli, sulla carità senza discriminazione verso i deboli e i nemici, sulla libertà e la dignità fondante di ogni essere umano e di ogni popolo.
Oltre alla bussola dell’umanesimo vanno trovate con urgenza anche persone, leader, conoscenze tacite e diffuse capaci di leggere correttamente la bussola e farla comprendere a tutti. Al libero arbitrio e alla libertà di parola non va dato il permesso di obliterare le verità dei fatti e dei fenomeni scientifici causati dall’uomo che minacciano la vita dell’umanità sul pianeta. Il rispetto delle sovranità delle nazioni non può tollerare le loro scelte di distruggerne altre atteggiandosi a vittime e di mantenere una disuguaglianza disumana nell’accesso alle risorse per la vita. L’amore per la patria non può mai giustificare l’odio o l’esclusione per le altre patrie e la carità pelosa che non riesce a raggiungere nemmeno l’1% del PIL nella cooperazione internazionale per lo sviluppo sostenibile. L’anelito alla libertà non può limitarsi e contraddirsi nella lotta per la libertà della propria famiglia, del proprio gruppo etnico, della propria nazione e del proprio continente, ma deve invece accogliere tutte le diversità e le differenze che proprio la libertà ha generato e continuerà a generare.
Se le Nazioni Unite, e tutti i parlamenti del mondo, non tengono questa bussola alta, condivisa e senza incertezze diverranno presto inutili o concausa del disordine mondiale. Per ri-orientare la navicella Terra nella tempesta di questi tempi, per rigenerare le mappe e i venti di verità, giustizia, carità e libertà della navigazione nell’ordine mondiale va ritrovata subito la bussola della pace e dell’umanesimo, e uomini e donne che la sanno leggere ed applicare alle scelte fondamentali.
Sandro Calvani, ex diplomatico delle Nazioni Unite, dirigente della Caritas, scrittore e docente universitario, è presidente del Consiglio scientifico dell’Istituto di Diritto internazionale della pace “Giuseppe Toniolo”.