L’Azione Cattolica si caratterizza per il suo generoso e qualificato impegno formativo che, nel corso del tempo, si è realizzato attraverso forme e strumenti diversi, costantemente ripensati e aggiornati per mantenere la proposta dell’associazione all’altezza dei tempi e della vita delle persone.
Il Progetto formativo Perché sia formato Cristo in voi, di cui presentiamo un aggiornamento, venne elaborato e proposto nel 2004, in sostituzione del precedente Progetto apostolico formativo unitario, risalente al 1989. Da allora sono passati altri sedici anni: molte cose sono cambiate in questo arco di tempo, nella Chiesa, nel mondo, nell’esistenza quotidiana dei ragazzi, dei giovani e degli adulti, delle famiglie e della società.

Siamo convinti che non occorra riscrivere daccapo un nuovo Progetto, perché l’impianto complessivo della proposta elaborata allora ci sembra ancora pienamente valido. Crediamo però che esso necessiti di un aggiornamento, per sintonizzare l’esperienza formativa che si vive in associazione con la realtà del nostro tempo. Come già scrivevamo sedici anni fa, infatti, un Progetto formativo può essere adeguato al proprio compito solo se è «una proposta viva, capace di interpretare la condizione dei cristiani nel mondo di oggi, per poter comunicare il Vangelo in forme nuove ma sempre autentiche ed efficaci».Vale anche per il nostro tempo quello che affermavamo allora: «Oggi viviamo una stagione nuova dellaChiesa italiana e del nostro Paese. Anche la formazione non può più essere la stessa». Non cambia «la necessità di delineare una formazione più orientata alla missione, per comunicare alle persone un’esigenza nuova di condividere il Vangelo con tutti». Al tempo stesso, sentiamo forte l’esigenza di esplicitare meglio, attraverso nuove sottolineature e una revisione del linguaggio, cosa intendiamo per formazione missionaria. Vogliamo prendere sul serio, anche come Azione Cattolica, l’invito a vivere una «conversione missionaria» che Papa Francesco ha rivolto a tutta la Chiesa. Senza accontentarci di pensare che quella che si sperimenta in associazione è già un’esperienza formativa valida così com’è, ma lasciandoci invece interpellare dalla spinta a compiere una «scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione». È quello che Francesco ha ripetuto esplicitamente anche all’Azione
Cattolica di tutto il mondo, quando l’ha incontrata nell’aprile del 2017: «È vitale rinnovare e aggiornare l’impegno dell’Azione Cattolica per l’evangelizzazione, giungendo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, in tutte le periferie esistenziali, veramente, non come una semplice formulazione di principi. Ciò implica ripensare i vostri piani di formazione, le vostre forme di apostolato e persino la vostra stessa preghiera affinché siano essenzialmente, e non occasionalmente, missionari».

Assumere questa prospettiva ci chiede di precisare sempre meglio obiettivi, percorsi e strumenti del nostro Progetto, per far sì che il cammino formativo che si vive in Azione Cattolica sia di per se stesso esperienza missionaria, e non solo “preparazione” alla missione, come se ci potesse essere una stagione della vita in cui ci si forma alla missione evangelizzatrice, alla santità laicale, e un’altra in cui la si vive. La proposta che questo Progetto ci consegna è perciò quella di una formazione che interpreta l’azione missionaria come esperienza formativa.
Rispetto alla precedente edizione del Progetto non cambia, dunque, la consapevolezza che «questo è tempo di missione». Anche oggi «i cristiani sono chiamati a farsi carico di un nuovo annuncio del Vangelo e devono affrontare la prova di una fede che per nessuno può mai essere data per scontata. La comunità e in essa l’associazione devono trovare parole e forme nuove per comunicare il Vangelo ed entrare in dialogo con un mondo in cambiamento».
Gli elementi fondativi del nostro Progetto formativo, che tenta di rispondere a questa esigenza, sono:
- la centralità di Gesù Cristo;
- l’attenzione alla vita delle persone;
- un profilo di laico cristiano maturo;
- la coscienza come luogo della libertà e dell’unità;
- la dimensione formativa come scelta costitutiva e qualificante dell’AC.
Siamo convinti che «dal punto di vista pedagogico, occorre pensare la formazione, per sottrarla all’abitudine e all’improvvisazione». Un serio percorso formativo necessita di essere pensato, progettato, verificato (cfr. cap. 2). Non però a partire da schemi predefiniti, o da “obiettivi minimi” da conseguire, ancora meno da iniziative e percorsi da realizzare. Ogni esperienza formativa deve innanzitutto partire dalla realtà, declinarsi per essa, incarnandosi nella vita delle persone, delle comunità, del territorio e della Chiesa locale (cfr. cap. 4). Per questo la formazione che l’AC progetta necessita di essere pensata a livello locale, a partire dal concreto contesto nel quale si propone: per non rischiare di «cadere nella sterilità di dare risposte a domande che nessuno si fa». I modi di evangelizzare, ha ricordato Papa Francesco, «si possono pensare da una scrivania, ma solo dopo essere stati in mezzo al popolo e non al contrario».
È questa una responsabilità che tocca, innanzitutto, agli organismi associativi: il Consiglio e la Presidenza diocesana, il Consiglio parrocchiale e, in sintonia con essi, gli educatori (cfr. cap. 8). Anche da questo punto di vista occorre sempre ricordare che la formazione è parte integrante della vita associativa e che, al tempo stesso, essa trova nella vita associativa il suo alveo naturale, la sua condizione di attuazione. Proprio per questo la proposta formativa di AC non può prescindere da un legame organico, non solo ideale ma concreto con l’intera esperienza associativa, vissuta nelle sue diverse dimensioni e ai suoi differenti livelli (parrocchiale, diocesano, nazionale). La formazione diviene così parte integrante e, al contempo, espressione di un cammino più ampio, radicato nell’adesione all’Azione Cattolica.
Per questo un serio Progetto formativo non può prescindere da una condivisione delle scelte fondamentali dell’associazione, che sono state così sintetizzate dalla XVI Assemblea nazionale: a) La scelta religiosa, che «è capacità di aiutare i cristiani a vivere la loro vita di fede in una concreta situazione storica, ad essere “anima del mondo”, cioè fermento, seme positivo per la salvezza ultima, ma anche servizio di carità non solo nei rapporti personali, ma nella costruzione di una città comune in cui ci siano meno poveri, meno oppressi, meno gente che ha fame» (V. Bachelet). b) La vita laicale, vocazione – ricevuta nel battesimo e riconosciuta con il Concilio Vaticano II – a essere nel mondo per cercare il Signore presente nella storia per impegnarci nell’accoglienza delle logiche del suo Regno. c) La popolarità, caratteristica essenziale di un’associazione fatta di persone e non di leader, aperta davvero a tutti, in ogni condizione di vita ed età, coraggiosa nell’“uscire”, capace di parlare i linguaggi ordinari e quotidiani e di interpretare le domande profonde di ogni persona. d) La corresponsabilità sinodale nella missione della Chiesa, in virtù di un’appartenenza piena che viene dal battesimo e che domanda di mettersi in gioco totalmente come discepoli-missionari. e) Un’appartenenza che trova la sua concretezza nella “diocesanità”: scelta di dedizione alla Chiesa locale e di piena corresponsabilità con il suo vescovo. f) La scelta democratica, esperienza di sinodalità, che nasce dal sapersi Popolo di Dio ed è speciale esperienza di discernimento: frutto dello Spirito e non ricerca di consenso e maggioranze, capace di coltivare in ciascuno, e nell’associazione tutta, responsabilità che fanno crescere coinvolgendo altri. g) L’intergenerazionalità come ricchezza che accoglie nel circuito formativo energie, sensibilità, prospettive diverse, che considera ogni persona alla pari delle altre, che valorizza, rispetta e accompagna tutte le età soprattutto nella concreta realizzazione di progetti ed esperienze unitarie. h) L’impegno formativo in tutte le stagioni della vita, attraverso quella scelta particolare che è l’esperienza di gruppo e nella continuità dei cammini formativi, per prendere coscienza della propria vocazione grazie anche alla vita associativa, nel confronto tra persone differenti.

Nel rivedere e integrare il Progetto ci ha accompagnato un’approfondita lettura del magistero di Papa Francesco. In esso abbiamo trovato indicazioni preziose per mettere meglio a fuoco l’obiettivo fondamentale di tutta l’esperienza di Azione Cattolica: formare, accompagnare e sostenere nella loro esistenza laici che si pensano e vivono come «discepoli-missionari». Uomini e donne desiderosi di condividere il loro cammino di fede «con tutti e per tutti», capaci di essere insieme «un’Azione Cattolica tra la gente, nella parrocchia, nella diocesi, nel paese, nel quartiere, nella famiglia, nello studio e nel lavoro, nella campagna, negli ambiti propri della vita».
L’impianto di fondo del Progetto si può suddividere in tre sezioni. La prima, costituita dai primi due capitoli approfondisce i caratteri tipici della formazione in AC, il significato del Progetto e la sua struttura dinamica. I capitoli tre, quattro e cinque partono dal cuore della nostra proposta, cioè la fede in Gesù, analizzando le caratteristiche del nostro tempo e in- dicando come meta del Progetto quella di formare laici capaci di vivere in modo autentico l’esperienza cristiana nella storia e nel mondo. Gli ultimi capitoli, sei, sette e otto, sono, infine, più specificatamente legati alla proposta formativa; in essi si trovano delineati gli itinerari formativi e si approfondiscono le diverse età della vita, si forniscono criteri metodologici per pensare la formazione e si centra l’attenzione sulle figure del servizio educativo (gli educatori e gli animatori, i responsabili, gli assistenti).
Come già scrivevamo a conclusione della presentazione del Progetto consegnato all’associazione sedici anni fa, è attraverso questa proposta formativa che decliniamo «il nostro modo di vivere oggi la scelta religiosa e di mostrare il valore dell’esperienza dell’AC anche per la Chiesa dei nostri giorni». È proprio la nostra scelta fondamentale, infatti, che ci spinge a riaffermare anche oggi il primato dell’evangelizzazione e, quindi, ad assumere la missionarietà come chiave fondamentale del nostro Progetto formativo.