«Dio non fa preferenza di persone»
L’ascolto e il dialogo costituiscono delle prassi prioritarie nella costruzione di ogni relazione di fiducia. In questa prospettiva, non possiamo partire da preconcetti, giudizi e schemi, bensì da un’azione libera, onesta e generosa capace di aprirsi a strade che il singolo non avrebbe mai immaginato di percorrere.
Sentiamo che stiamo attraversando un tempo prezioso dove ogni storia che incontriamo ha qualcosa da dirci, il Signore ci parla attraverso incontri di fraternità che si fanno apertura all’altro, dialogo fecondo.
L’ascolto e il dialogo fraterno diventano allora, più che qualcosa da fare, un atteggiamento contemplativo con cui da laici di AC abitiamo questo tempo pronti ad ascoltare la voce del Signore della Storia
L’ascolto costituisce, infatti, lo stile del nostro vivere la fede: accogliamolo come laici di AC per essere prossimi e presenti. Vogliamo condividere la consapevolezza che l’azione dell’ascolto non è autoreferenziale ma si lascia guidare intimamente e senza mezze misure dall’azione dello Spirito Santo.
Oggi come Azione Cattolica possiamo chiederci quanto tempo dedichiamo a un ascolto “non controllato” dello Spirito (su questo tema leggiamo l’omelia che mons. Giuliodori ha fatto all’Incontro nazionale delle presidenze diocesane), a un ascolto libero, non precostituito e quindi capace innanzitutto di accogliere i Segni del tempo in cui viviamo e il vissuto sincero delle persone che incontriamo. Chiediamoci quanti momenti, anche nella preghiera, dedichiamo a un ascolto semplice dello Spirito Santo e quanto ci lasciamo coinvolgere e sconvolgere da Lui.
Come laici di AC riconosciamo che l’ascolto per essere autentico ha bisogno di rispetto e della cura delle vite, dei tempi, dei pensieri e dei processi.
Siamo convinti che valga la pena di vivere pienamente ogni tipo di relazione possiamo accogliere l’importanza di essere prossimi a chi ci è accanto, soprattutto ai più poveri e ai più fragili: l’ascolto e il dialogo portano, nella fraternità, ad assumere scelte concrete di impegno per il bene comune, per la promozione umana, per la cura della casa comune.
Scegliere il dialogo “ci compromette” nella storia, ci porta sulla soglia delle nostre comunità, pronti ad abitare le contraddizioni di questo tempo senza paura e con fiducia nell’uomo.
Il cammino sinodale ci aiuta a riflettere su quanto vivere in modo fraterno all’interno di una comunità vuol dire anche condividere dei tempi specifici e “regolamentati” per l’ascolto. Questo ha bisogno di ritmi e dinamiche che, infatti, scandiscono la vita associativa e diventano uno stile che non è mai limitante, ma che vuole lasciar emergere quanto lo Spirito suggerisce a ciascuno e ciascuna in un orizzonte libero e liberante: l’AC è pronta ad assumere questa sfida insieme alle nostre chiese locali. Siamo convinti che questo esercizio di “estroversione” faccia bene a tutta la Chiesa: l’AC lavora ai cantieri sinodali per condividere questo processo con tutti gli amici che rendono bella e dinamica la comunità ecclesiale.