È il momento delle proposte e del confronto istituzionale a Taranto. Il Pianeta che speriamo. L’Italia e l’Europa che vogliamo si muove dalle buone pratiche alle proposte per la politica. Cosa possiamo fare per rendere il pianeta migliore di quello che è?
«L’ambiente rappresenta la bussola del nostro agire e la chiave che tiene insieme tutto: dai cambiamenti climatici alle migrazioni, dalle sfide tecnologiche alle grandi questioni economiche e finanziarie». Il Messaggio del Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, interviene alla Settimana sociale. «Oggi “tutto è connesso” – continua Sassoli – e dunque anche il progresso ecologico non può dissociarsi da quello sociale. Come potremmo porre fine alla crisi ecologica se continueranno ad esistere alti livelli di povertà e disuguaglianza? Papa Francesco ci ricorda che “abbiamo bisogno di un approccio integrale per combattere la povertà e custodire la natura”. Per fare questo non possiamo agire in solitudine ma servono alleanze e strategie comuni; serve rilanciare la centralità della politica intesa come capacità di disegnare il mondo che vogliamo e come dimensione essenziale della convivenza civile».
Per Sassoli la risposta è agire insieme, prendersi cura l’uno dell’altro e riscoprire l’importanza delle relazioni sociali nella comunità. Non è più accettabile uno sviluppo senza giustizia o una crescita senza diritti. «Se la sostenibilità è la sintesi e l’orizzonte comune del nostro agire, il Green Deal e il Next Generation EU rappresentano la traduzione concreta dell’impegno europeo verso l’ambiente e le generazioni future. Questi provvedimenti delineano un cambio di paradigma che non è solo economico e sociale ma anche culturale».
A Sassoli ha fatto eco un videomessaggio di Paolo Gentiloni, commissario Europeo per gli Affari Economici. «Non possiamo rispondere a problemi globali con risposte locali. Di fronte a problemi comuni dobbiamo rispondere con responsabilità comuni». E la pandemia non ha fatto altro che muovere questa crisi dal profondo, con rapidità, provocando non solo l’emergenza sanitaria ma anche la più grave recessione economica dal dopoguerra. Il Next Generation Eu, quindi, «può essere un’occasione di rilanciare la crescita e renderla più sostenuta e più sostenibile». Quanto all’emergenza climatica, il commissario europeo fa notare che «il ruolo dell’Europa è stato cruciale per definire gli Accordi di Parigi sul clima e ha moltiplicato gli sforzi per raggiungere la neutralità climatica nel 2050 e predisporre un pacchetto di misure per ridurre del 55% le emissioni di carbonio entro il 2023».
Leonardo Becchetti, inventore del “voto col portafoglio”, membro del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali, ha lanciato al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando, le tante proposte emerse nei lavori di Taranto. Ad esempio tassare i mali non i beni; appalti. Sostenibilità e impatto socio-ambientale e non prezzo minimo, appalti cioè che premino prodotti a basso impatto ambientale; indicatori sociali e ambientali per la premialità di manager, lavoratrici e lavoratori, premiando dunque i manager della transizione ecologica; premi agli investimenti industriali che aumentano sostenibilità; acciaio, plastica e cemento: introduzione dei controlli internazionali; obbligatorietà della rendicontazione non finanziaria per le imprese con oltre le 250 dipendenti; generatività come obiettivo della politica per la sostenibilità. E ancora: i bond sociali di territorio per lo sviluppo comunitario, qualità e sostenibilità dell’abitare e più e migliore formazione, più e migliore lavoro.
E la politica, che fa? Risponde a queste sollecitazioni?
Per il ministro Orlando questo è il momento giusto per intervenire. Non aspettare altro tempo. Il tema degli incentivi che premiano la sostenibilità, il rafforzamento della rappresentatività sociale d’impresa, gli ammortizzatori sociali che possono diventare occasione di formazione, e anche il voto con il portafoglio. Il tempo è propizio per cambiare davvero. Infatti entro fine mese il ministro convocherà un tavolo con le parti sociali per ragionare su un accordo-quadro sullo smart working: «Come si garantisce il livello di sicurezza in quello che diventa un luogo di lavoro; come si garantisce il diritto alla disconnessione, per evitare forme di sfruttamento; come si garantiscono i beni che si fanno circolare col lavoro da remoto, individuando chi debba rispondere dei dati diffusi».