Convegno
Se un tempo il mito della nazione ha alimentato le forze rivoluzionarie dei popoli oppressi contro l’egemonia dei regimi totalitari e occupazioni militari, il concetto di nazione è oggi sbandierato come strumento di conservazione, baluardo a difesa della propria identità contro la minaccia del diverso, soluzione ineluttabile per fronteggiare gli effetti perversi della globalizzazione.
Il persistere della crisi economica, il costante incremento dei flussi migratori e la diffusione del
terrorismo su scala globale hanno moltiplicato la paura delle società occidentali di perdere
privilegi, welfare e sicurezza.
L’Europa, nata all’indomani della seconda guerra mondiale attraverso l’apertura dei confini tra
gli Stati membri per la libera circolazione di lavoratori, capitali, merci e servizi, si ritrova
nuovamente divisa e frammentata, percorsa dalla necessità di rimarcare spazi e confini
nazionali.
A sessant’anni dalla firma dei Trattati di Roma del 1957 i confini tra i Paesi europei si sono
moltiplicati. Non solo i confini di filo spinato e i muri a presidio delle frontiere, ma anche i
confini di matrice culturale. A gettare le fondamenta di nuove barricate, a spiegare chilometri
di filo spinato, sembra essere, incontrastata, la paura dell’altro. …
I muri non ci salveranno. Articolo di Michele D’Avino
Direttore dell’Istituto di Diritto internazionale della pace “Giuseppe Toniolo”