«Ancora oggi, il cammino della pace, che San Paolo VI ha chiamato col nuovo nome di sviluppo integrale, rimane purtroppo lontano dalla vita reale di tanti uomini e donne e, dunque, della famiglia umana, che è ormai del tutto interconnessa. Nonostante i molteplici sforzi mirati al dialogo costruttivo tra le nazioni, si amplifica l’assordante rumore di guerre e conflitti, mentre avanzano malattie di proporzioni pandemiche, peggiorano gli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale, si aggrava il dramma della fame e della sete e continua a dominare un modello economico basato sull’individualismo più che sulla condivisione solidale. Come ai tempi degli antichi profeti, anche oggi il grido dei poveri e della terra non cessa di levarsi per implorare giustizia e pace».
La parola di papa Francesco arriva forte e chiara, nel suo Messaggio per la Giornata mondiale della pace 2022, dal titolo Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura. Per costruire questa pace duratura, propone tre vie. Anzitutto, il dialogo tra le generazioni, quale base per la realizzazione di progetti condivisi. In secondo luogo, l’educazione, come fattore di libertà, responsabilità e sviluppo. Infine, il lavoro per una piena realizzazione della dignità umana. Si tratta di tre elementi imprescindibili per «dare vita ad un patto sociale», senza il quale ogni progetto di pace si rivela inconsistente.
Su questo invito di papa Francesco si è confrontato il seminario che si è tenuto venerdì 21 gennaio, promosso dall’Istituto di Diritto internazionale per la pace “Giuseppe Toniolo”, dall’Azione cattolica italiana e dalla Pontificia Università Lateranense, in collaborazione con Acli, Caritas italiana e Fiac.
Dopo i saluti di Vincenzo Buonomo, Rettore della Pontificia Università Lateranense, che ha espresso tutto il suo impegno affinché la collaborazione tra Università e Istituto Toniolo prosegua anche in futuro, e Giuseppe Notarstefano, presidente nazionale dell’Ac, «la sostenibilità è il nuovo nome della pace», ha introdotti i lavori Sandro Calvani – in diretta on line da Bangkok, dove vive –, Presidente del Comitato scientifico dell’Istituto di Diritto internazionale per la pace “Giuseppe Toniolo”.
Pe Calvani, «tutte e tre le vie suggerite dal Papa si fondano sul dialogo come creatore di fiducia tra le persone, le istituzioni e le nazioni. Un sinonimo di dialogo è la conversazione, che nella radice etimologica in latino significa stare vicini, vivere insieme, prendere dimestichezza delle diversità, rendere la diversità una consuetudine. Il dialogo e la conversazione sono un capovolgimento di visione rispetto alla maggior parte delle politiche di riduzione dei conflitti e di costruzione della pace. Fino a oggi si è sempre creduto che si debba partire dalla creazione di fiducia tra avversari, nemici, combattenti d’ogni tipo, agguerriti, l’uno contro l’altro armati, per poter ottenere poi l’avvio del dialogo. Francesco suggerisce invece che si potrebbe cambiare paradigma e partire dal dialogo». «È il dialogo – conclude Calvani – che permette di conoscersi, ridurre l’odio reciproco e la tendenza dominante a non fidarsi, per cominciare invece a fidarsi di più. Nelle mie esperienze di conflitti profondi, sanguinosi, per alcuni aspetti disumani, in Colombia, in Sudan, in Eritrea e in Afghanistan, devo dire che di fatto, in pratica, il Papa ha ragione. Si può dialogare tra avversari anche prima di imparare a fidarsi. E dal dialogo nasce fiducia che permette poi un dialogo più sostanzioso sui punti più conflittuali. Sul tema della pace quotidiana, il Papa ci fa vedere che sono le persone e il dialogo tra loro che stanno al centro, mentre tutto il resto – fiducia, cooperazione, responsabilità e culture – girano intorno. Prima si credeva il contrario. È una rivoluzione copernicana: ma questa volta il Papa se ne è accorto ed è arrivato prima di tanti che pontificano sulla pace per le strade del mondo, senza muovere un dito nel dialogo tra generazioni, nell’educazione e nel ricostruire dignità per ogni persona umana».
A Calvani hanno fatto eco le parole di Shahrzad Houshmand Zadeh, docente alla Facoltà di studi orientali all’Università “La Sapienza” e alla Pontificia Università Gregoriana, che ha sottolineato come «papa Francesco sia un maestro di pace, oltre i confini stessi della Chiesa cattolica, e l’enciclica Fratelli tutti ne è la prova», e di Stefano Tassinari, vicepresidente nazionale delle Acli, che ha spiegato come il lavoro oggi possa e debba diventare il nuovo patto per una alleanza che crei valore. Ha concluso i lavori la riflessione di Paolo Beccegato, vicedirettore di Caritas italiana: per lui «il dialogo tra generazioni è l’unica strada per alleviare le disuguaglianze e creare davvero un clima di pace».
Per Giulio Alfano, infine, moderatore dell’incontro, docente alla Facoltà di Filosofia e delegato del Ciclo di studi in Scienze della pace e cooperazione internazionale della Pontificia Università Lateranense, va sottolineato quanto uno stile “di pace”, incarnato da tanti testimoni di speranza (tra i quali, Carlo Carretto) venga prima dei contenuti.