«Liberaci dal male»: ripetiamo ogni giorno queste parole, consapevoli di ciò che abita la profondità di ciascuno, ma non distratti da ciò che accade attorno a noi.
Il dramma che si consuma a Lipa dove circa 900 persone affrontano in condizioni precarie temperature che scendono di anche 10 gradi sotto lo 0 non può trovarci indifferenti.
Le immagini – che ci raggiungono scarse, poiché il dibattito pubblico e mediatico appare assorbito dalla crisi di governo – di chi fugge dalla miseria e si trova a dover subire ulteriore violenza alla frontiera bosniaco-croata, sono un grido per le nostre coscienze e «rimanere sordi a quel grido, quando noi siamo gli strumenti di Dio per ascoltare il povero, ci pone fuori dalla volontà del Padre e dal suo progetto» (EG, 187).
Mentre ringraziamo quanti già si sono prodigati per inviare generi di conforto, desideriamo esprimere l’auspicio che il soccorso di quanti percorrono la “Rotta balcanica” si incontri con la nostra solidarietà concreta, senza dimenticare tante altre situazioni di fragilità e sofferenza, come quella dei bambini a Lesbo.
«Prendersi cura della fragilità delle persone e dei popoli significa custodire la memoria e la speranza; significa farsi carico del presente nella sua situazione più marginale e angosciante ed essere capaci di ungerlo di dignità» ebbe modo di ricordare Papa Francesco agli Eurodeputati (25.11.2014).
Come sta positivamente accadendo per l’emergenza sanitaria, confidiamo nella forza e nella saggezza del dialogo tra le Istituzioni europee per individuare soluzioni che mostrino il volto più bello dei nostri popoli: quello che manifesta una fraternità universale.

La Presidenza nazionale dell’Azione Cattolica Italiana