LA STORIA DELL'AC

«Il nostro impegno si chiama Futuro: che è sviluppo sociale, buona politica, spazio per i giovani, attenzione verso la casa comune, capacità di tessere alleanze con tutte le donne e gli uomini di buona volontà».

«Il pianeta che speriamo, l’Italia che speriamo è un luogo dove prevalga la cultura del dialogo e della pace, dove il lavoro conferisce dignità alla persona e custodisce il creato».

La Relazione introduttiva del Presidente nazionale dell’Ac, Giuseppe Notarstefano ha aperto i lavori del Convegno dei Presidenti e Assistenti unitari diocesani di Azione Cattolica (a Roma presso la Domus Mariae, via Aurelia, 481). Primo appuntamento in presenza, dopo la lunga stagione del distanziamento.

Il primo pensiero del Presidente Ac è per le popolazioni del Sud Italia che in queste ore sperimentano l’emergenza alluvioni, che hanno già provocato lutti e ingenti danni. Tutto ciò mentre appuntamenti importanti sono in corso per il nostro Paese e non solo con a tema proprio i cambiamenti climatici e la salvaguardia del creato.

Giuseppe Notarstefano cita la Cop26 di Glasgow: «Un appuntamento importante per le nostre istituzioni verso il quale nutriamo molte attese e altrettante preoccupazioni, perché non abbiamo più tempo per i bla-bla-bla. Attendiamo risposte tempestive e decisive da parte dei governi del pianeta, Ma contemporaneamente – come ci ricorda papa Francesco -, se è pur vero che i decisori politici che prenderanno parte alla Cop26 di Glasgow sono chiamati con urgenza ad offrire efficaci risposte alla crisi ecologica in cui viviamo e, in questo modo, concreta speranza alle generazioni future, tutti noi, allo stesso tempo, abbiamo un ruolo da assumere nel modificare la nostra risposta collettiva alla minaccia senza precedenti del cambiamento climatico e del degrado della nostra casa comune».

Il Presidente nazionale dell’Ac ricorda: «La transizione ecologica è una conversione che riguarda tutti e chiede a ciascuno di noi di mettersi in cammino senza indugio e con grande audacia -come indicato anche dalla 49^ Settimana sociale di Taranto – sulla strada di uno stile di vita più sostenibile, più rispettoso della dignità di ciascuno, più solidale, più fraterno».

«In cammino è la nostra Chiesa, e con essa l’Azione Cattolica», sottolinea Notarstefano. «Immersi come siamo in un percorso sinodale che ha come obiettivo riflettere ma anche ri-vivere la sinodalità come stile e postura tipicamente ecclesiale; un percorso che incrocia il cammino della Chiesa universale e quello delle Chiese che sono in Italia e che chiede all’Azione Cattolica l’impegno ad intrecciare questi percorsi, la cui ricerca in sintesi è compito tipicamente laicale. Per fare in modo che la transizione ecologica non sia un aggiornamento tecnologico che esclude e marginalizza il ruolo delle persone e la loro ricerca di senso, e per aiutare il cammino sinodale a non essere “astratto” e autoreferenziale».

Per Notarstefano, Azione Cattolica, Chiesa italiana e Chiesa universale «sono nel cuore della stagione della transizione, che domanda e costruisce Futuro; un viaggio per molti versi anche doloroso e forzato, che chiede di lasciare sicurezze e rinunciare a qualcosa di caro, di familiare, ma che dobbiamo fare stando attenti agli “attraversamenti”: troppe persone incrociano le nostre esistenze mentre si trovano nella disperazione, “crocifissi del nostro tempo”. Compito nostro è non lasciare nulla di intentato perché le loro legittime speranze si realizzino». «Abbiamo – prosegue il Presidente Ac – il dovere di dare Speranza, di coltivare e nutrire la Speranza. Assumendo uno sguardo nuovo verso chi ci è prossimo, sia esso vicino o lontano». «Uno sguardo contemplativo, animato dalla fede e dalla forza della condivisone e del “sentirsi insieme”, solidale nella fiducia reciproca»; solo così «navigheremo tutti insieme verso l’altra riva», «solo così resteremo docili alla Spirito e, soprattutto, fedeli alla vita degli uomini e delle donne del nostro tempo».

«Un segno di Speranza è quello dei giovani che hanno tanto caratterizzato la Settimana sociale di Taranto», mette in evidenza il Presidente Notarstefano. «Ma dobbiamo fare ancora moltissimo, come Chiesa e anche come associazione, per fare in modo che i giovani siano i reali protagonisti di questo cambiamento. Lasciandoci guidare di più dalle loro intuizioni e anche dalle loro competenze». «Dai giovani è venuta a Taranto la proposta di un’Alleanza dinamica e di vasto respiro – ricorda Notarstefano -, un modello di condivisione, di cooperazione e discernimento collettivo che ci permette insieme di rigenerare e condividere i rischi della transizione e che l’Azione Cattolica fa suo».

Un modello da costruire che ha bisogno, però, di “buona politica”, sottolinea il Presidente Ac: «L’impegno verso la casa comune e l’avvio di un discorso rigenerativo per la vita sociale richiede il primato della “buona politica”. Una politica che sa coniugarsi al futuro, andando oltre il corto respiro e l’utilità elettorale immediata. Alimentata dall’azione generosa di tante persone. Come quelle che abbiamo visto all’opera durante l’ultima tornata delle amministrative; tra queste molte quelle provenienti dall’associazionismo cattolico e dall’Ac in particolare».

Come Francesco – chiude la sua introduzione al Convegno il presidente Notarstefano: «il pianeta che speriamo è quello dove la cultura del dialogo e della pace fecondino un giorno nuovo, dove il lavoro conferisca dignità alla persona e custodisca il creato, dove mondi culturalmente distanti convergano, animati dalla comune preoccupazione per il bene comune».