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Le scommesse del futuro

Clima e fame nel mondo. Due facce della stessa medaglia. E l'obbligo di non lasciare indietro nessuno.

Clima e fame nel mondo. Due facce di una stessa medaglia, come ha dichiarato recentemente il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres: la fame è in aumento da diversi anni in molte aree del pianeta e «il cambiamento climatico è sia un motore che una conseguenza della fame. La nostra guerra con la natura include un sistema alimentare che genera un terzo di tutte le emissioni di gas serra. Lo stesso sistema alimentare è anche responsabile fino all’80% della perdita di biodiversità. E la fame alimenta i conflitti. In breve, affrontare la fame e la malnutrizione non può essere fatto in isolamento da altre sfide globali».

Clima e fame nel mondo come problemi da affrontare in tempi brevissimi per un pianeta in salute e per un futuro di giustizia sociale ed economico. Non è un caso che proprio in questi giorni si è dibattuto di ciò a livello mondiale, con il G20 di Napoli dedicato ai problemi ambientali e il pre-vertice di Roma organizzato in vista del prossimo summit globale dell’Onu sui Sistemi alimentari che si terrà a settembre. Senza dimenticare, ovviamente, la Settimana sociale dei cattolici italiani di Taranto di fine ottobre, dove il tema dell’ambiente e del clima sono le tappe basilari di un percorso che abbraccia a tutto tondo la giustizia sociale e la promozione di un futuro dove lo sviluppo economico e il rispetto di un Pianeta che ci è stato dato in prestito sono il cardine di un progetto politico per ogni uomo di ogni latitudine.
Nel pre-vertice di Roma il messaggio è stato fin troppo chiaro: siamo fuori strada rispetto all’Agenda 2030. E anche il messaggio di papa Francesco non lascia adito a tentennamenti: «dobbiamo prendere nelle nostre mani la responsabilità di realizzare un mondo dove cibo e acqua arrivino a tutti», e la Chiesa desidera offrire il proprio contributo per raggiungere questo obiettivo. 

Dati che lasciano senza parole. Quasi 3 miliardi di persone in tutto il mondo non hanno accesso a regimi alimentari sani, nell’Africa subsahariana e nell’Asia meridionale non può permettersi un’alimentazione sana quasi il 60 per cento della popolazione. E una società prospera, inclusiva, resiliente, sicura e sostenibile che non lasci indietro nessuno è anche il cuore del documento finale dei ministri ecologici del Pianeta riuniti al G20 Ambiente energia e clima a Napoli. Pur con qualche distinguo, in particolare di Cina e India, il documento alla fine è stato approvato e la transizione ecologica, la lotta ai cambiamenti climatici e la necessità di tenere l’aumento della temperatura media globale entro gli 1,5 gradi centigradi sono ormai punti non più divisivi. In particolare si sottolinea la transizione energetica verso le energie rinnovabili come lo strumento per la crescita socio-economica e per la creazione di posti di lavoro.

Una transizione giusta, che non lasci indietro nessuno. Basata sulla scienza, a cui la politica dovrà rapportarsi, a cominciare dalla stretta correlazione tra clima ed energia e dalla necessità di ridurre le emissioni globali. Promesse? Tante. Mantenere la temperatura ben al di sotto dei 2 gradi centigradi, e a proseguire gli sforzi per limitarla a 1,5 gradi al di sopra dei livelli preindustriali, impegno finanziario da 100 miliardi per aiutare chi non ce la fa, accelerare verso l’energia pulita, con l’impiego la diffusione di tecnologie rinnovabili.
Sullo sfondo, la capacità della comunità mondiale di recepire il grido dell’umanità. Se clima, ambiente e fame risentono di scelte scellerate fatte anche dalla comunità internazionale negli anni passati, sull’onda di un capitalismo selvaggio e “fai da te” che ha spolpato letteralmente le riserve di madre Terra, ora è tempo che proprio la politica, la grande dimenticata degli anni del boom economico, si riappropri delle sue possibilità di costruire futuro.
Anche papa Francesco ce lo ricorda ogni giorno. E anche la prossima Settimana sociale dei cattolici di Taranto, proverà a dire che è possibile salvarci insieme.

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