A Taranto oggi è il giorno dedicato alle buone pratiche, nella visione generativa che anima la Settimane sociale. Non un evento celebrativo, né una fiera delle buone intenzioni dei cattolici. Piuttosto un’occasione, quella di avviare processi e percorsi di trasformazione verso il bene comune.
Avendo a mente quest’obiettivo, il messaggio da Taranto è che stiamo vivendo una fase storica nella quale tante soluzioni praticabili per i grandi problemi che abbiamo sul tavolo (povertà, diseguaglianze, disoccupazione, emergenza climatica) sono possibili e già potenzialmente disponibili.
Per poterle trasformare in realizzazioni concrete c’è però bisogno di una spinta a quattro mani (mercato, istituzioni, cittadini e imprese responsabili) molto più forte di quella di oggi, che parta dalla consapevolezza che possiamo e dobbiamo essere tutti parte della soluzione.
Abbiamo bisogno di “buone pratiche” e il sito della Settimana sociale ne propone 271 (vedi allegato). Ma molte altre sono quelle già attive nel Paese e che per lo più restano celate. Lo stesso Movimento Lavoratori di Ac nel corso degli ultimi anni ne ha censite alcune centinaia attraverso il Concorso “Idee in Movimento”, realizzato in collaborazione con l’ufficio Cei per la Pastorale sociale e del lavoro. Pratiche coraggiose che continuano ad indicare ad altri strade e sentieri virtuosi, di “cittadinanza attiva”;che esprimono la generatività della partecipazione attraversoazioni come quelle del voto con il portafoglio, della gestione condivisa di beni comuni, della creazione di comunità energetiche, della partecipazione alle reti della società civile, sino ai percorsi di co-progettazione e co-programmazione che cominciano a diventare un tratto distintivo delle amministrazioni locali illuminate.
Dalle testimonianze delle buone pratiche portate all’attenzione dei delegati emerge anche un nodo strategico comune: quello di cui le buone pratiche hanno bisogno è trovare spazi crescenti nella comunicazione e nella cultura di oggi. Il dopo Taranto ha bisogno di passi indirizzati a far crescere la massa critica, l’attenzione attorno alla Settimana sociale stessa e ai percorsi di trasformazione, “nello spirito dell’ecologia integrale”, che ha saputo proporre e che si continuerà a raccogliere e proporre. Strategico da questo punto di vista una rete sempre più forte e coesa tra soggetti che condividono questa impostazione (ASviS, Festival della partecipazione, Giornate di Bertinoro, Symbola, Economia Civile) e le tante realtà del laicato cattolico impegnato.
Tra i segnali di speranza raccolti, una diversa e maggiore sensibilità offerta da amministratori locali virtuosi che iniziano ad ispirare la loro azione all’economia civile; trovando in essa il fondamento per innestare circoli virtuosi di buona amministrazione, partecipazione delle reti sociali e consenso politico e decidendo di fare rete con i distretti di economia civile, con i comuni che condividono la loro ispirazione.
“Siamo noi il cambiamento”, ha spiegato l’economista Leonardo Becchetti, membro del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali, sottolineando che spetta a noi, a ciascuno di noi “cercare di coniugare le esigenze del mercato con la cittadinanza attiva. La spinta deve venire dal basso: le istituzioni non faranno nulla se non ci daremo da fare”.