Se con la memoria torniamo indietro ai giorni di inizio dicembre, trascorsi a Montesilvano, molte sono le immagini che ci scorrono nella mente. Il bagaglio del viaggio di ritorno dal modulo formativo del Settore giovani di AC è arricchito dai tanti volti incontrati e dai numerosi spunti ricevuti in quelle intense giornate.
Partecipare al modulo formativo ha significato incontrare ancora una volta il desiderio di stare insieme; possiamo dire che dopo tanto tempo abbiamo trovato una nuova voglia di comunità e abbiamo respirato la vecchia gioia di condivisione di cui avevamo davvero bisogno. Incontrarsi dopo molto tempo, raccontarsi cosa si sta facendo nella vita associativa e nella vita personale, ha acquistato un valore del tutto straordinario, dopo che per mesi ci siamo detti come stavamo con le cuffiette nelle orecchie, attraverso la webcam. Ci siamo accorti come l’incontro reale, nonostante tutto, sia quella dimensione necessaria per vivere autenticamente la nostra vita; abbiamo toccato con mano, ancora una volta, come la nostra fede necessita di una dimensione comunitaria.
Il tempo che stiamo vivendo ci invita con forza a metterci in ascolto degli altri, delle varie esperienze di vita e di Chiesa. Solo poche settimane fa, papa Francesco ha invitato tutta la Chiesa a mettersi in ascolto di tutti, dando inizio a un cammino sinodale che ci consegnerà uno strumento per cambiare rotta nel nostro modo di essere laici in cammino dietro al Signore.
È proprio nel camminare insieme alla sequela del Signore che ritorniamo alle nostre radici, come ci suggerisce il brano dell’anno associativo. Questo non è un regredire nostalgico al passato, ma il recupero dalla nostra storia preziosa degli elementi che ci spingono ad andare oltre, a cambiare rotta. Ci rendiamo conto che il centro è la figura di Gesù Cristo, è Lui ed è da Lui che dobbiamo recuperare le parole della fede di cui il mondo ha bisogno. Nei giorni vissuti a Montesilvano, la prof.ssa Terribile ci ha ricordato che per parlare di fede non vi siano parole uniche o giuste, ma è necessario riscrivere le parole tradizionali della fede, attraverso il nostro impegno nella vita ordinaria, consapevoli che non esistono Chiese meravigliose o perfette, ma solo quelle fatte di donne e uomini che sanno donare ciò che hanno per i fratelli e le sorelle; piccoli e grandi, come spesso siamo soliti ripetere in associazione. Se come laici cristiani sapremo camminare in comunione nella vita ordinaria potremo creare le condizioni, non solo per cercare il Signore, ma per lasciarci visitare da Lui.
Siamo chiamati nel prossimo tempo a promuovere occasioni in cui il Signore venga a visitare le nostre vite, così belle e così diverse, perché il nostro essere associazione sappia ancora raccontare che la speranza è coraggiosa ed è quel vento che ci fa cambiare rotta, verso un orizzonte ancora più bello, illuminato dalla fede, che si riflette in ogni uomo e in ogni vita.